Constellation Prize

La recensione del podcast antologico di una delle migliori producer al mondo.

Io e la mia ragazza lavoriamo entrambi da casa, nel nostro piccolo appartamento con due stanzette e una cucina che pare un corridoio. Il lunedì è l’unico giorno in cui a lei tocca fare il sovrumano sforzo di trascinarsi nel mondo esterno, rabbrividendo nella frescura delle mattine berlinesi per andare a lavorare in posti lontani dal nostro divano. È un trauma settimanale a cui cerco di porre rimedio infilando piccoli preziosi regali nel suo zaino adornato di uccelli tropicali. A volte si tratta di Pan di Stelle comprati a peso d’oro al mercato dell’emigrante italiano. Altre volte è il semplice titolo di un podcast in grado di scaldare il cuore. 

Come i più astuti tra voi avranno sicuramente capito, è questo il caso di Constellation Prize. Mi verrebbe quasi da tagliar corto e scrivere semplicemente che questa è una delle cose migliori che io abbia ascoltato nell’ultimo anno e che dovreste scapicollarvi ad ascoltarlo appena finito di leggere questo paragrafo. Ma sento di avere dei doveri nei vostri confronti e quindi ora mi rimetto in carreggiata e vi do la vostra recensione.

Dunque. Constellation Prize è una collezione antologica di gemme audio realizzate da Bianca Giaver, una trentenne di Seattle con un curriculum pieno zeppo di collaborazioni con la crème de la crème della radio pubblica statunitense. I cinque episodi sono completamente slegati tra loro e si passa dal tenero racconto di una memoria infantile a un vero e proprio audio documentario basato su 546 (c i n q u e c e n t o q u a r a n t a s e i) cassette che Franz Wright, misantropo poeta con tanto di Pulitzer, ha inciso con il suo piccolo registratore portatile.

A tenere insieme il tutto ci pensano la sensibilità di Giaver e l’empatia con cui riesce a trasformare conversazioni quotidiane in intime confessioni, accompagnando con morbido affetto l’ascoltatore dentro le vite e i sentimenti altrui. L’effetto è amplificato dalla cifra stilistica di Giaever e dalla sua capacità di registrare su nastro piccoli e apparentemente banali dettagli che, magistralmente montati, diventano il gancio a cui appendere il significato di quello che stiamo ascoltando. 

I lavori presentati in Constellation Prize riescono nel difficile compito di essere sia emotivamente coinvolgenti che intellettualmente stimolanti, tracciando con delicatezza la sottile linea che collega la vita di tutti i giorni alla filosofia esistenzialista. Sono opere d’arte frutto di mesi di lavoro, da gustare con attenzione e con quel misto di reverenza e stupore che si prova davanti a qualcosa di così prezioso.

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✏️Autore: Bianca Giaever per Believer Magazine

🎧 Episodio consigliato: posso dire tutti? Si? Ecco, allora tutti. Potete iniziare dal primo. O dai soli sette minuti del secondo se non siete convinti della recensione e volete un piccolo assaggio.

🧁 Bonus: prendetevi otto minuti per guardare the Scared is scared, il corto pieno di bellezza e calore di Bianca Giaever, scritto seguendo le indicazioni di un seienne vagamente confuso..