Quale app usare per ascoltare podcast?

Ci viene spesso chiesto che app usiamo per tenere i nostri ascolti in ordine e non perdere nuove puntate dei nostri podcast preferiti. Giacomo è un grande fan di Overcast, che ha il difetto di essere disponibile solo per IOS, mentre Chiara ne usa più di una. Abbiamo quindi chiamato i rinforzi e arruolato Fabrizio Mele, la mente dietro il Il podcast di Alessandro Barbero, un grande esperto di tutta la tecnologia che ruota intorno al mondo dei podcast e, soprattutto, l’uomo da cui vorreste farvi spiegare perché il cheddar è giallo.

Come voi sagaci lettori avrete già capito, Fabrizio ha deciso di presentarvi Pocket Casts, un’app che potete personalizzare in mille modi, funziona bene un po’ ovunque (Android, iOS, desktop) e, ovviamente, non ha pagato nessuno di noi per farle un po’ di pubblcità. Lasciamo dunque a lui la parola. Vai Fabrizio!

Fabrizio Mele ci spiega perché proprio Pocket Casts.

Non perdo occasione, quando mi capita di parlarne, di raccontare come il mio primo incontro con i podcast risalga al lontano 2010. In più di dieci anni sono saltato di app in app (sempre Android con una brevissima parentesi iOS) alla ricerca della massima comodità di ascolto, provando di tutto. In origine fu Google Listen, una cosa talmente vecchia che se la cercate su Google manco si trova. Per farvi capire quanto vecchia guardate lo screenshot qui sotto: all’epoca era un’interfaccia modernissima e l’app aveva tutto quello che serviva perché fosse comodissima e utilissima.

Poi Google Listen fu ucciso da Google e mi trovai nuovamente orfano di podcatcher (non è popolarissimo, ma podcatcher è il termine tecnico per “applicazione che aggrega podcast”). Finii per saltellare tra varie applicazioni: Player.fm, BeyondPod, AntennaPod, e altre che esistono ancora oggi, ma nessuna mi entusiasmò più di tanto. Caso particolare fu l’erede di Google Listen, Google Podcasts. Google Podcasts oggi è un’applicazione moderna e funzionale, ma vi assicuro che appena uscita era una tragedia: pochissime funzioni, instabile, a tratti inutilizzabile. La utilizzai per un anno, prima di decidermi a lasciar perdere e passare a qualcosa di decente.

Enters Pocket Casts, l’applicazione che uso da un po’ di tempo e che non perdo occasione di consigliare violentemente a chiunque osi farmi la domanda “ma tu che app di podcast usi?”. I ragazzə di Orecchiabile mi hanno chiesto di scrivere un pezzo per illustrare le feature più interessanti, che sono tante e varie e permettono di raggiungere un alto livello di personalizzazione dell’esperienza di ascolto, essenziale per noi audiodipendenti. Bando alle ciance e cominciamo!

È gratis

Pocket Casts nella mia routine quotidiana è un ingresso piuttosto recente: la acquistai nell’agosto del 2019, decidendo di investire quei pochi euro che costava perché prometteva un’ottima esperienza di utilizzo (e perché avevo disperato bisogno di mollare Google Podcasts). Un paio di mesi dopo l’applicazione divenne gratuita e introdusse l’abbonamento per la versione “Plus” (non offrirono rimborsi o sconti o cose particolari per chi aveva acquistato l’app, generando anche un certo malcontento, ma insomma sorvoliamo).

Pocket Cats

La funzione più importante è naturalmente la possibilità di trasformare Pocket Casts in Pocket Cats. La differenza? Pocket Casts non ha la carinissima icona a tema gatti. C’è anche la possibilità di scegliere tra diversi temi, sia per l’icona sia per l’intera applicazione. Se vi piace personalizzare anche il colore delle vostre app allora siete nel posto giusto.

Aggiungere podcast

Ok i gatti, ma un’app di podcast senza podcast serve a poco. E su Pocket Casts l’azione apparentemente semplice di aggiungere un podcast a partire da un feed rss su è effettivamente semplice. Basta incollare l’indirizzo del feed nella barra di ricerca dell’applicazione, oppure passare dalla pagina di submit della directory di Pocket Casts. In questo modo è possibile anche aggiungere feed privati forniti, ad esempio, da Patreon! Ovviamente potete anche semplicemente cercare il podcast che volete aggiungere nella barra di ricerca.

Up Next

Scherzi a parte la vera killer feature, per me, è la funzione up next. Potere usare il gesto “swipe” su un qualsiasi episodio per aggiungerlo alla coda, che in Pocket Casts chiamano “up next”. Ma c’è di più: non solo diventa possibile scrollare tra i vostri podcast e scegliere al volo cosa volete subito dopo che avrete finito la puntata che state ascoltando, potete anche aggiungerlo in fondo alla coda. In questo modo diventa molto facile prioritizzare i vostri ascolti.

E non è finita! Parte della magia è l’”auto up-next”. Nelle impostazioni del singolo podcast potete dire a Pocket Casts di aggiungere in coda ogni nuova puntata di quel podcast. Comodo quando avete quei due o tre podcast che aspettate con ansia e che volete ascoltare subito appena escono.

Swipe di qua, swipe di là

Lo swipe serve anche ad archiviare un singolo episodio. In Pocket Casts è possibile nascondere o mostrare le puntate archiviate, semplificando notevolmente la ricerca di nuove cose da ascoltare specialmente in quei podcast con un ricco bagaglio di puntate.

Ehi, ma quella è una search bar!

Sì esatto, la barra di ricerca episodi è una funzione che sembra scontata ma che, ad esempio, Spotify non ha. Ciò che viene digitato viene cercato sia nel titolo, sia nella descrizione, quindi aiuta un sacco a filtrare per argomento le puntate in quei podcast che ne hanno centinaia.

Sfera di cristallo

Questa è davvero una cosa utilissima: da quando uso PC non devo più ricordarmi quando esce la nuova puntata di ogni singolo podcast. Basta aprirlo e guardare cosa dice la sfera di cristallo!

Nell’esempio qui sotto PC ha capito che Digitalia esce ogni settimana, cascasse il mondo, nella notte tra lunedì e mercoledì.

Viola di “Io, Viola”, invece, ha una schedule più libera, quindi Pocket Casts è un po’ più incerto. Ma anche questa è un’informazione preziosa!

Per un audio migliore

Ok va bene playlist, code, filtri, ecc., ma in un’app di podcast di successo la maggior parte del tempo la passi ad ascoltare. Giusto?

E anche qui Pocket Casts è soddisfacente. Con ordine:

  1. È possibile definire per ciascun podcast un intervallo in secondi da saltare in testa ed in coda alla puntata. Utilissimo per saltare introduzioni o sigle finali particolarmente lunghe.

  2. È possibile impostare, per ciascun podcast oppure come impostazione globale, i filtri audio da applicare. Non sono tanti (volume boost, speed up, e trim silence) ma funzionano bene e (almeno per me) sono più che sufficienti.

  3. Si può impostare la lunghezza dei salti in avanti o indietro sul player. A me stanno comodissimi 10 secondi (indietro) e 20 secondi (avanti).

Auto-tutto

Vi ho parlato di “auto up-next”, naturalmente ci sono anche auto-download e auto-archive. Anche per queste due impostazioni è possibile definire dei parametri specifici per ciascun podcast. Le due feature sono abbastanza auto-esplicative (ah ah):

Di auto-download c’è da dire che è possibile impostarlo anche per scaricare immediatamente qualsiasi cosa aggiunta up next.

Di auto-archive c’è da dire che è possibile chiedere all’applicazione di archiviare ogni episodio dopo che lo si ha terminato, oppure dopo un definito intervallo di tempo da quando lo si è iniziato (utile per fare pulizia di eventuali puntate lasciate a metà da troppo tempo).

Auto anche Android

Se siete alla perenne ricerca di un podcast player che si integri bene con gli stereo Android Auto look no further, siete arrivati: Pocket Casts funziona bene, è affidabile, ed elimina completamente la necessità di smanettare col telefono per cambiare podcast.

Notifiche, fatte bene

In pochissime parole: è possibile attivare o disattivare le notifiche sui singoli podcast. E, questa è una piccola perla che dimostra la cura dei creatori di Pocket Casts, potete scegliere che azioni rapide mostrare sotto la notifica.

In più, a differenza di altre applicazioni (*coff coff* Storytel *coff coff*) è possibile fare in modo che le notifiche di altre applicazioni non interferiscano sulla riproduzione del podcast.

Order!

Personalmente non capisco quelle applicazioni che non mostrano in cima alla lista il podcast con l’uscita più recente. Magari c’è qualcuno che preferisce averli ordinati per nome, o con un ordine personalizzato. Fatto sta che Pocket Casts soddisfa tutti. Sia sulla lista di podcast, sia sulla lista di episodi!

Infatti sulla lista di episodi di ogni singolo podcast è possibile decidere se ordinare gli episodi dal più vecchio al più recente o viceversa, e volendo anche raggrupparli per stato (riprodotto, scaricato, preferito, per stagione, etc.)

Per voi che adorate i filtri

I filtri sono una cosa o li usi tantissimo o non li usi. E se li usi tantissimo di solito vuoi avere un controllo fine e dettagliato su cosa filtrare e come filtrarlo.

Io non uso filtri ma li ho provati per voi, e devo dire che il livello di dettaglio configurabile è notevole. In Pocket Casts ogni filtro è un elenco di puntate dinamico, creato in base a dei parametri impostati da noi, su cui è possibile attivare il download automatico. Ho provato a creare tre filtri:

  • Uno con gli episodi usciti negli ultimi giorni, scaricati, non ancora riprodotti, e di almeno 30 minuti

  • Uno con gli episodi segnati come preferiti dal Podcast di Alessandro Barbero e dal podcast di Intesa Sanpaolo con le conferenze del professore.

  • Uno con gli episodi più corti di 20 minuti non ancora ascoltati che sono usciti nell’ultima settimana.

Ci ho messo pochissimo!

L’agognata versione web e nativa

Non mi è mai capitato di ascoltare un podcast su una piattaforma che non fosse il mio smartphone, ma capisco le esigenze di un player nativo o web che sia sincronizzato con gli ascolti che facciamo in mobilità.

Lo ha capito anche Pocket Casts, che sempre nel 2019, quando è passato ad essere gratuito, ha introdotto un piano premium (Pocket Casts Plus), che oltre ad includere dei temi extra, l’integrazione con Apple Watch, e il caricamento di file audio dalla propria libreria personale (audiolibri, registrazioni di lezioni o di conferenze, etc.), permette l’uso e l’accesso alla versione web e alle versioni desktop per macOS e Windows.

Non costa tanto, una decina di euro all’anno, ma non sono feature che userei quindi non le ho mai provate.

E le cose brutte?

E le cose brutte di Pocket Casts? In totale sincerità, l’unica cosa che mi da fastidio non funzioni bene sono le copertine degli episodi <podcast_nerd> per qualche ragione non rileva il tag immagine del podcast come immagine di copertina da mostrare, e si affida solo ai metadati del file mp3 (il tag ID3, per chi sa di cosa si tratta). </podcast_nerd>

Poi se veramente vogliamo fare le pulci è un peccato che la versione web sia accessibile solo a pagamento. Però ripensando alla quantità di feature che ha l’applicazione gratuita, e al livello di qualità della stessa, alla fine un euro al mese glielo si potrebbe anche dare, no?

Studente di ingegneria e sviluppatore web, cura dal 2018 il Podcast di Alessandro Barbero. Apprezza la musica più di quanto sia considerato normale, si interessa di Formula 1, tecnologia, web e politica. Grande fan dell’open culture, a tempo perso contribuisce a Wikipedia.