Death at the Wing

La recensione del podcast sulla generazione persa di star dell’NBA

Per molti la fine di maggio è quel fantastico periodo in cui il clima finalmente permette di star fuori a gozzovigliare seduti ai tavolini dei bar; perfino a Berlino, dove viviamo noi Orecchiabilə, si può iniziare a vivere all’aria aperta, magari abbinando un bel calzino di spugna bianca alle Birkenstock d’ordinanza. Per molti, dicevo. Per molti, ma non per me. A maggio iniziano i playoff NBA e la mia vita è improvvisamente consumata dalla irrefrenabile necessità di guardare quattro partite di basket tutti i giorni. Non penso ad altro. Non voglio fare altro. Tutto questo per dirvi che oggi vi tocca la recensione di un podcast che parla di NBA. Siccome voglio bene anche a quanti di voi hanno zero interesse per la palla a spicchi, ho deciso di parlarvi di Death at the Wing, uno dei rari esempi di podcast sportivi che riescono a essere interessanti per tutti.

La premessa di Death at the Wing è un po’ macabra: raccontare in ogni episodio una delle morti che hanno colpito la NBA nel periodo tra la fine degli anni ‘70 e i primi anni ‘90, mentre il basket americano conosceva un’esplosione senza precedenti. Sono gli anni in cui la NBA passa da “semplice” lega sportiva a fenomeno pop su scala mondiale, riversando sulle sue star una ricchezza senza precedenti. Sono anche gli anni in cui Ronald Reagan è presidente degli Stati Uniti e decide di smantellare il welfare state americano. 

In questo contesto le tragiche morti di giovani promesse del basket sono il gancio che Adam McKay, autore del podcast, usa per raccontarci di un decennio di politiche sociali e culturali scellerate: dalla guerra alla droga combattuta attraverso l’incarcerazione selvaggia all’interventismo del complesso militare americano. In Death at the Wing la pallacanestro diventa la lente attraverso cui osservare la deriva presa dalla società americana negli anni ‘80, tracciando una diretta connessione tra le politiche repubblicane di quel periodo e i problemi con cui ancora gli Stati Uniti si trovano a convivere. 

È un podcast fortemente politico, a tratti addirittura troppo concentrato sulla livida critica di Reagan e compagnia cantante. Allo stesso tempo però è un podcast necessario per capire meglio quanto accade al di là dell’oceano. Necessario per ricordarsi quanti e quali danni possano fare una politica incentrata su odio e divisioni. A distanza di quasi quarant'anni fa ancora abbastanza impressione sentire Reagan declamare con tono convinto “Make America Great Again”.

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✏️Autore: Three Uncanny Four/HyperObject Industries

🎧 Episodio consigliato: Drazen Petrovic non è stato il più grande giocatore europeo di tutti tempi, ma di sicuro è probabilmente stato il più importante, colui che ha dimostrato agli americani che anche noi europei in fondo ci sappiamo fare. Nel sesto episodio si raccontano la sua storia e quelle delle ingerenze americane in Jugoslavia durante la Guerra Fredda.

🧁 Bonus: alla fin fine da qualche parte i miei talk show preferiti NBA dovevo infilarli. Magari a un certo punto faremo uno specialone sportivo, ma nel frattempo nel mio roster ideale metto a referto due americani (The Lowe Post e The Mismatch) e quattro italiani (Passi, Ball Don’t Lie, Overtime e NBA Popcorn).