The Trojan Horse Affair

La recensione del podcast su una delirante teoria del complotto in Inghilterra

Siamo nel 2014 e un informatore anonimo manda ai giornali inglesi le fotocopie di quella che ha tutta l’aria di essere una missiva segreta tra due cospiratori intenti a descrivere un incredibile complotto: l’Operation Trojan Horse. Si tratterebbe di un convoluto piano messo in piedi per infiltrare personale musulmano alla guida delle scuole di Birmingham (U.K.) per poi trasformarle in una sottospecie di centri di radicalizzazione islamica.

La lettera era ovviamente falsa ma, altrettanto ovviamente, la stampa non si è fatta alcuno scrupolo a rilanciarne i contenuti, fomentando ondate di odio e sospetto nei confronti della piuttosto cospicua minoranza musulmana in Gran Bretagna. Così, il panico per la presunta minaccia presentata nella Troajn Horse letter ha raggiunto livelli tali da permettere a politici conservatori di usarla come scusa per cambiare le leggi anti-terrorismo del paese, introducendo politiche così retrograde da sembrare prese di peso dal peggio maccartismo.

In tutto questo gran casino c’è però una cosa che nessuno sembra essersi chiesto: chi ha scritto questa benedetta lettera? E perché? È a queste domande che cerca di rispondere The Trojan Horse Affair, un podcast prodotto dalla premiata ditta di Serial, quel piccolo e per nulla famoso progettino audio che, quasi un decennio fa, ha largamente contribuito a fondare l’industria del podcast tutta.

Il racconto si sviluppa lungo i quasi cinque anni in cui questo monumentale lavoro di investigazione giornalistica è nato e cresciuto, consentendo all’ascoltatore di seguire passo dopo passo le indagini dei reporter e risvegliando quel piccolo Philip Marlowe che dorme sopito in ognuno di noi. A guidarci in una intricata rete di sfuggenti documenti e politici dalla dubbia moralità ci pensa lo strano duo formato da Brian Reed e Hamza Syed. I due non potrebbero essere più diversi. Reed è un affermato produttore americano, che nulla sapeva del Trojan Horse Affair prima di mettersi a lavorare a questo progetto. Syed invece è un ex-dottore musulmano di Birmingham, che ha deciso di darsi al giornalismo proprio a causa di questa storia. 

Per caratteristiche personali e professionali, i due co-host hanno un approccio completamente diverso alla vicenda: tanto distaccato e imparziale Reed, quanto passionale e militante Syed. Una combo esplosiva che da luogo ad accese discussioni in quasi ogni puntata, permettendoci di entrare ulteriormente dentro la produzione del podcast e il processo investigativo su cui poggia. I confronti tra Reed e Sayed diventano quindi il vero motore narrativo di The Trojan Horse Affair e l’artificio attraverso cui un mero evento di cronaca nazionale diventa l’opportunità da sfruttare per riflettere su temi più ampi. Ascoltiamo e partecipiamo quindi a discussioni sulle tematiche più disparate, dalla a differenza tra integrazione e assimilazione a considerazioni su come gli stereotipi distorcano la nostra visione del reale, passando per accorate digressioni su quanto il giornalismo si possa permettere di essere imparziale di fronte a interpretazioni faziosamente parziali del reale. Insomma, si parte per risolvere un mistero e si torna con una lista bella lunga di domande sul mondo che ci circonda.

Arrivati a questo punto della recensione posso capire che, forse, l’argomento possa non interessarvi e che stiate pensando che questo seriosamente complicato The Trojan Horse Affair non faccia per voi. E qui vi sbagliate! Certo, ogni tanto capita di distrarsi e perdersi tra la miriade di britannicissimi nomi e poco credibili, ma la scrittura, il sound design e il montaggio sono così incredibilmente fighi che, anche nei suoi momenti più densi, The Trojan Horse Affair resta leggero e godibilissimo. 

Non so se questo podcast riuscirà a raggiungere le vette di successo planetario di alcuni dei suoi predecessori, ma il team di Serial Productions si dimostra ancora una volta in grado di mettere insieme un piccolo capolavoro, di varie spanne sopra a ogni altra produzione pseduo-investigativa su cui potreste mettere le vostre orecchie. 

🔗Ascoltalo qui

✏️Autore: Serial Productions

🎧 Consigli di ascolto: credo e temo che The Trojan Horse Affair vada ascoltato in un brevissimo lasso di tempo, per non perdersi troppo nelle complicazioni della burocrazia scolastica britannica. Richiede anche una certa attenzione. Il dottore ne consiglia l’ascolto in camminate e durante la preparazione automatica di pasti che non richiedano l’utilizzo di troppi neuroni.

🧁 Bonus: The Trojan Horse Affair ha creato nel mondo della stampa britannica quello che, con termine tecnico, viene chiamato “un proverbiale merdone”. Oltremanica c’è molta poca gioia al pensiero che un americano e un giornalista alla sua prima inchiesta siano stati in grado di scoperchiare il pastrocchio di bugie, ipocrisie e ridicolaggini scaturite dalla Trojan Horse letter. C’è chi fa mea culpa e chi sembra averla presa molto male. Se decidete di ascoltare il podcast tenete sott’occhio i giornali britannici, perché è facile pensare che questa storia non finirà qui.