Tyranny

La recensione del podcast che racconta le vite segrete dei tiranni

Non so bene come sia successo, ma ho da sempre una particolare fascinazione per quei luoghi e situazioni in cui gli esseri umani sembrano perdere parte della loro razionalità, dimenticare tutte le regole di comportamento che gli sono state inculcate fin dall’infanzia e, in buona sostanza, perdersi in se stessi o in una qualche strampalata visione della realtà. Questa mia insaziabile curiosità mi ha portato, tra le altre cose, a essere un grande fan della fantascienza paranoide e distopica di Dick, a divorare storie di serial killer e sette varie e a infiltrarmi in un seminario delirante organizzato da un culto berlinese «così per vedere com’è». Al mio catalogo di “passioni a caso” mancavano però i tiranni e i loro particolarissimi tic. Certo, sono (come tutti?) un grande fan dei deliri partoriti da Kim Jong-un, il “Tiranno Meme”, e dalla sua amicizia con Dennis Rodman (proprio quello che giocava con Michael Jordan, coi capelli tutti pazzi e il look da modello di Balenciaga ante litteram). La mia personale tirannofilia però si fermava li. Per fortuna è arrivato il podcast di cui vi parlo oggi.

Tutto questo sproloquio è infatti per introdurre al meglio Tyranny, il podcast che si è dato il glorioso compito di raccontarvi le vite e le assurde opere dei tiranni di tutto il mondo. Tyranny è prodotto da Antonio Losito, autore per varie trasmissioni televisive ridanciane (Zelig, Mai Dire Talk, Una Pezza di Lundini), e da Will Media, il profilo Instagram che fa del signor giornalismo per gli zoomer. Will è anche il motivo per cui la vostra cugina adolescente è molto più informata di voi sulle politiche ambientali europee e sul vaginismo.

Tyranny si prende pochissimo sul serio e racconta le biografie dei tiranni ridendo delle assurdità di cui si sono ammantati durante le loro, spesso brevi, vite e dei deliranti annunci e policy a cui hanno sottoposto i loro “sudditi”. Negli otto episodi prodotti finora potete trovate la romantica womance (sì, “bromance” ha un corrispettivo femminile) condita di spese pazze e lauree ad honorem tra Elena Ceausescu e Imelda Marcos, la ricetta contro il COVID a base di vodka e trattori di quel bonario ragazzo di campagna di Lukashenko e la storia di Bucaram, l’uomo che ha conquistato l’Ecuador con salsa e travestimenti da Batman.

La scrittura di Losito è frizzantissima e ricorda in qualche modo lo stile della migliore Gialappa’s, con costanti riferimenti alla cultura popolar-sportiva degli anni Novanta. A fargli compagnia al microfono c’è Alessandro Tommasi, il fondatore di Will, che cerca di portare un po’ di serietà all’interno del podcast, finendo però spesso per essere relegato al ruolo di spalla comica che nulla capisce di come si comporta un Uomo Forte.

Tyranny ha anche un lato serio. In ogni puntata ci viene ricordato come secondo Freedom House dall'inizio della pandemia la democrazia si sia deteriorata in quasi la metà dei paesi del mondo, con la tirannia a tornare in voga anche in alcuni paesi europei. Ovviamente, e mi sembra assurdo doverlo puntualizzare, l’Italia non è tra questi. In questo contesto il podcast diventa un’analisi scanzonata di quello che veramente vuol dire vivere sotto una dittatura e un reminder che la democrazia non è cosa così poi scontata e che, forse, a furia di gridare “al tiranno, al tiranno” per futili motivi ce ne siamo un po’ dimenticati.

🔗Ascoltalo qui

✏️Autore: Antonio Losito per Will Media

🎧 Consigli di ascolto: in attesa della puntata speciale su Steven Seagal e il suo amore per i dittatori dell’Est, il turkmeno Nyýazow è il centro della mia puntata preferita.

🧁 Bonus: prima del podcast, c’era @diventauntiranno, la pagina Instagram dove Losito ha iniziato a divertirsi con i tiranni.

🧁🧁 Ri-Bonus: Steven Seagal mangia carote insieme a Lukashenko