Zaynab

La recensione di un podcast tra Afghanistan, calcio e talebani

Quando ero ancora uno studente, tra i miei compagni di corso c’era Mariam, una ragazza afghana che, grazie ai suoi racconti mi ha portato in un Afghanistan diverso da quello che la mia limitata immaginazione di occidentale poteva concepire: un paese in cui, nonostante le enormi difficoltà, non c’erano solo violenza, povertà e desolazione, ma anche la speranza e la vitalità di una nuova generazione di giovani donne che potevano sognare di prendere in mano i loro destini e, nel caso di Mariam, mettersi in gioco in prima persona per costruire un Afghanistan moderno. Qualcosa di simile è successo a Stefano Liberti quando nel 2016 si è imbattuto nel Bastan Football Club, la squadra di calcio femminile della città di Herat, sempre in Afghanistan, e ha deciso di girarci sopra un bellissimo documentario insieme a Mario Poeta.

In quella squadra c’erano anche due sorelle, Zaynab e Maryam, portiere e difensore. Con loro Stefano e Mario stringono un rapporto speciale, continuando a sentirsi di tanto in tanto via Facebook per quei radi aggiornamenti su vita, sogni e risultati di calcio. Poi, nell’agosto del 2021 a Stefano arriva il seguente messaggio: “Hi sir, we are in trouble. Can you help us?”. Con la partenza del contingente NATO i talebani si sono ripresi l’Afghanistan e le donne afghane sono nuovamente costrette a vivere un’esistenza fatta di reclusione e poco altro. Basta partite di calcio, finiti i sogni di tournée internazionali, morti tutti gli scampoli di libertà di cui le ragazze si stavano faticosamente appropriando. Stefano e Mario si mettono subito all’opera per aiutare le giocatrici del Bastan a scappare dall’Afghanistan e trovare rifugio in Italia. Zaynab, senza fare ulteriori spoiler, è la storia di quello che succede a partire dal quel momento. 

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Come potete sagacemente intuire dai messaggi tra Jonathan Zenti (il direttore creativo di Zaynab) e gli autori del podcast, non tutto va come dovrebbe e la storia fa dei giri strani e inaspettati, tra tassisti spericolati, burocrazie traballanti e signorotti talebani alla ricerca del loro quarto d’ora di notorietà. Zaynab diventa così il racconto parallelo di due storie: da una parte ci sono le fughe di Maryam, Zaynab e le loro famiglie verso un luogo sicuro, dall’altro le (dis)avventure tra i talebani di Stefano e Mario. Il gruppo di lavoro scelto da Internazionale per raccontare questa storia è bravissimo a sfruttare gli accidenti del caso per infondere a Zaynab una doppia anima, riuscendo contemporaneamente a dare una voce alle sofferenze di chi si trova incastrato in uno Stato che non riconosce più e a portare alla luce i problemi e le contraddizioni dell’Afghanistan talebano. 

Ad accompagnare le cinque puntate di Zaynab ci sono le splendide musiche di Tommaso Colliva (uno dei Calibro 35 per intenderci) e sapienti scelte di montaggio e narrazione. Tra le tante cose belle, ci tengo a sottolineare e applaudire il trattamento delle interviste fatte a Zaynab e Maryam, che vengono doppiate (dall’ottima Natalie Norma Fella di Linea Bianca) solamente in alcuni punti del podcast, mentre nei momenti più emotivi viene lasciato che siano le loro voci a far trasparire le emozioni che le attraversano, strizzando l’occhio a uno dei passaggi più intensi del podcast (no, non vi dico altro).

Zaynab è il raffinato esempio di come trattare materiali complicati con tatto ed eleganza, facendo sì che sia la storia a guidare la mano di chi la racconta e lasciando all’ascoltatore la libertà di ragionare con calma e senza preconcetti su quali siano le conclusioni da trarre da quello che passa attraverso i suoi canali uditivi.

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✏️Autore: Liberti/Poeta per Internazionale

🧁 Bonus: tornando al nerdismo radiofonico, qui trovate una recentissima puntata di Sound School Podcast del reverito Rob Rosenthal in cui si parla appunto di come trattare le interviste in lingua straniera e si loda come innovativa la scelta fatta NPR di non usare il doppiaggio. Per una volta siamo al passo con i tempi anche qui in Italia.