Figlie

La recensione di un podcast su desaperecidos e memoria.

Ho ricevuto le puntate definitive di Figlie qualche settimana fa, entusiasmandomi per questo regalo che mi era stato recapitato nella casella di posta. Le ho lasciate decantare per qualche giorno, aspettando una sera di tranquillità per ascoltarle, sapendo che una volta iniziato non sarei riuscito a fermarmi solo alla prima puntata. Al momento giusto, ho preso l’ultimo alfajor dalla mia riserva segreta e mi sono messo in ascolto, taccuino e penna sotto mano per prendere appunti per questa recensione. Ho finito l’ascolto con zero parole scritte e tantissime lacrime versate, mesmerizzato dalla bellezza di quanto avevo appena ascoltato. Partiamo quindi dalle cose facili.

Figlie nasce dall’incontro tra l’autrice e Sofia Borri, una ragazza argentina che a soli due anni viene sequestrata dalla polizia segreta di Videla insieme a Silvia, sua madre. Siamo nel 1978 e da quel momento di Silvia non si avranno più notizie, inghiottita insieme ad altri trentamila desaparecidos da quel terrificante periodo di storia argentina. Di lei resta poco e nulla. In quegli anni anche solo custodire in casa fotografie di persone ritenute sovversive era pericolosissimo. Il “naufragio”, come lo chiama Sofia, è totale e a scomparire non è solo la persona, ma anche la sua memoria. Poma, che ha perso la madre da giovane e che ha già lavorato con ricordi evanescenti in Prima! e Carla, rimane colpita da questa storia, così lontana e allo stesso tempo così piena di parallelismi con la sua, e decide di volare in Argentina insieme a Sofia.

La struttura narrativa lungo cui si sviluppa Figlie è piuttosto semplice e lineare. In sei episodi da una trentina minuti ciascuno, viaggiamo insieme a Sara e Sofia per la sterminata provincia di Buenos Aires (che è grossa come l’Italia tutta, anzi un pochino di più), per incontrare tutte quelle persone che hanno conosciuto Silvia e che possono aiutare a ricostruirne la memoria. Come spesso accade in Argentina, le conversazioni ondeggiano liberamente tra il tragico e la commedia, in un alternarsi di emozioni, mate e ricordi di improbabili canzonette italiane. Non mancano momenti di grande commozione, che Poma tratta con estrema delicatezza, lasciandogli il tempo di maturare nelle nostre orecchie (e nei nostri dotti lacrimali) senza mai abusarne. È un gioco di fragili equilibri, che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, l’incredibile capacità dell’autrice pavese di portare l’ascoltatore dentro le storie e i turbamenti altrui. Nel corso del podcast, Poma si prende anche il tempo per piccoli compendi di storia argentina che, senza mai stufare, ci permettono di farci un’idea piuttosto precisa del contesto in cui accadono i fatti.

Nonostante la sua linearità, Figlie è un podcast che vive del ritmo sincopato delle conversazioni registrate da Poma. Al centro di tutto, ci sono le riflessioni a cuore aperto di Sofia che condivide con noi anni di pensieri e sofferenze, mentre il suo italiano prende un accento sempre più argentino con il passare dei giorni, quasi a rimarcare l’ immersione nei ricordi di Silvia. Intorno alle sue parole, girano i racconti di una decina di persone, ognuna con il suo piccolo mattoncino da portare alla storia. Tra i tanti, vorrei ricordare Enrico Calamai, il vice-console di Buenos Aires in quel periodo, che, dopo aver aiutato moltissime persone a scappare, torna in Italia e per anni pensa di essersi inventato tutto, vittima del silenzio che il regime argentino era riuscito a imporre sulle storie dei desaparecidos, a ulteriore conferma della brutale efficacia del sistema e dell’importanza di recuperare la memoria delle sue vittime.

Sono queste conversazioni, intervallate agli scambi pieni di empatica sintonia tra Poma e Sofia, a rendere questo podcast un piccolo miracolo radiofonico, in cui la memoria ricostruita di Silvia diventa un'inarrestabile generatore di riflessioni ed emozioni. Ascoltando Figlie tra una lacrima e l’altra, vi indignerete per la crudeltà della Storia, vi troverete a chiedervi quale sia il significato profondo dietro a un abusato termine come “famiglia” e, soprattutto, verrete presi dall'irrefrenabile voglia di preservare ricordi, memorie e immagini dei vostri affetti. 

🔗Ascoltalo qui

✏️Autore: Sara Poma per RaiPlay Sound

🎧 Consigli di ascolto: vi abbiamo già parlato di Carla e Prima!, ma per qualche motivo non abbiamo mai recensito Antennae, il podcast antologico curato da Francesca Berardi sempre su RaiPlay Sound. Tra le altre cose belle, dentro ci trovate un altro commovente pezzo di Poma sul rapporto con Marisa, sua mamma.

🧁 Bonus: ero in Argentina nello stesso periodo in cui Poma vagava per la pampa con il registratore in mano. Non potrò mai ringraziarla abbastanza per avermi consigliato di leggere Le Pazze di Daniela Padoan, il libro che più di tutti mi ha aiutato a mettere in ordine quel che è successo in quello splendido paese sotto la dittatura dei generali.