La Nave

La recensione di un podcast su navi e migranti

Se dovessi parlarvi della cosa che più mi da fastidio di giornalismo e politica italiani è la narrazione iperpolarizzata che viene usata per raccontare migranti, migrazioni e tutto il mondo che ci sta intorno, relegando problemi complessi a quattro frasi fatte che servono solo a far sobbollire gli animi di chi sta dalla propria parte della barricata. In fondo è poi questo il motivo per cui mi sento di consigliare questo podcast del sempre amabile Luca Misculin, anche se ci ho trovato un po’ di difetti che mi hanno fatto storcere il naso. Ma andiamo con ordine.

Nel marzo scorso Misculin si è imbarcato sulla Geo Barents, la nave di soccorso di Medici Senza Frontiere, per una missione che aveva l’obiettivo di condurre operazioni di soccorso di eventuali migranti in difficoltà. Misculin resterà sulla nave per quasi due settimane, cercando, registratore alla mano, di capire e documentare quanto succede su una di queste famigerate “navi delle ONG” , spesso malamente descritte come delle specie di centri sociali galleggianti. 

La Nave è pensato e prodotto come una serie di dispacci quotidiani che Misculin scrive e monta al volo, condensando in una decina di minuti quello che giorno dopo giorno impara sui ponti della Geo Barents e raccontandolo attraverso un mix di narrazione e interviste con chi su quella nave ci lavora. È un esperimento interessante, con echi delle migliori puntate di Stories e della radio pubblica nordamericana, che indica una strada possibile e ancora poco percorsa per chi vuol fare giornalismo per le orecchie in Italia.

Il podcast de Il Post è scritto e prodotto con grande perizia e riesce nell’intento di decostruire la narrazione generalista che circonda le navi che prestano soccorso ai migranti. Girando al largo da qualunque ideologia, Misculin racconta quanto complesso e difficile sia gestire operazioni di questo tipo, tanto nelle fasi di salvataggio quanto in quelle in cui la nave resta alla deriva, sospesa in una strana tensione tra l’attesa di una richiesta d’intervento, la necessità di mantenere alta la concentrazione e la speranza che della nave non ci sia mai bisogno. Questa tensione si ritrova anche nella struttura del podcast, che, per pura casualità, costringe l’ascoltatore a prepararsi insieme alla ciurma per otto lunghi giorni/episodi, prima di essere lanciato di peso dentro a un’azione di salvataggio. All’improvviso i motori de La Nave si accendono, i ponti prendono vita e centonovanta persone vengono trasferite da un traballante peschereccio alla Geo Barents, trasformandone il paesaggio sonoro. Misculin è coinvolto direttamente nelle operazioni e il suo registratore si riempie di voci: c’è chi da istruzioni, chi offre conforto, chi spiega, chi canta e chi traduce. È il momento in cui capiamo emotivamente l’enormità del lavoro dell’equipaggio di queste navi e delle difficoltà che affronta chi da loro viene salvato. 

Come vi avevo anticipato ci sono dei però, che credo derivino principalmente dal formato scelto. Non è affatto semplice produrre un pezzo al giorno mentre si naviga in preda al mal di mare: il tempo per registrazioni e sound design è chiaramente ridotto all’osso e, purtroppo, ogni tanto si sente. In particolare, nonostante Misculin faccia del suo meglio per descrivere le fattezze della nave e dei suoi ambienti, spesso deve fare affidamento solamente sulla sua voce, tralasciando quel tappeto di suoni e rumori che, in altri lavori, permette a chi ascolta di accendere l’immaginazione e sentirsi in prima persona nel luogo che gli viene raccontato. Inoltre la scelta editoriale di far uscire una puntata al giorno ha, in alcuni momenti, rischiato di far deragliare La Nave (ma che bel gioco di parole), in quei primi otto episodi in cui la Geo Barents resta inattiva, costringendo Misculin a concentrarsi sulle operazioni che vengono effettuate nei momenti di stallo. Se da una parte questo permette al giornalista di allargare il respiro del podcast ed esplorare ambiti poco raccontati della vita a bordo, dall’altra ci sono momenti di stallo in cui l’ascoltatore rischia di perdere il filo. Nessuno di questi è un peccato capitale, ma mentre ascoltavo La Nave mi sono trovato varie volte a chiedermi come sarebbe stato ascoltare questo podcast se prima di essere rilasciato nell’etere fosse passato per un periodo di decantazione in studio.

La Nave non vi tenterà con una scintillante confezione e con la promessa di un racconto tutto pathos e emozioni, ma uscirete dal suo ascolto con un’immagine chiara e precisa di quanto difficile e importante sia il lavoro della Geo Barents e delle sue navi sorelle e potrete dire di aver ascoltato uno dei primi tentativi di reportage giornalistico per le orecchie di qualità. Non mi par poco.

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✏️Autore: Luca Misculin per Il Post

🎧 Consigli di ascolto: per come è stato pensato e prodotto, La Nave è un podcast che va ascoltato a piccole dosi quotidiane. Una puntata al giorno e sembrerà anche a voi di essere in viaggio sulla Geo Barents